L'utopia nell'età dell'incertezza, Zygmunt Bauman
- eglecostantinopoli
- 6 mag 2017
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Zygmunt Bauman, nato in Polonia nel 1925 e morto recentemente, il 9 gennaio 2017 a Leeds, nel Regno Unito, è stato un sociologo, filosofo e accademico focalizzato sui temi della stratificazione sociale e delle questioni etiche relative al passaggio dalla modernità (lo stato solido della società) alla post-modernità (che l'autore definisce modernità liquida).
In onore della sua memoria, propongo qui un estratto del suo libro "Modus Vivendi", pubblicato per la prima volta nel 2006, che ritengo faccia una buona analisi della situazione sociale attuale e che spero possa stimolare i "giardinieri" contemporanei a risvegliarsi.
Si può dire che, se l'atteggiamento premoderno nei confronti del mondo era simile a quello di un guardiacaccia, la metafora più adatta ad esprimere la concezione e la pratica del mondo dell'era moderna è quella del giardiniere.
Il compito del guardiacaccia è di difendere il territorio assegnato alla sua vigilanza contro ogni interferenza umana, allo scopo di difendere e preservare, per così dire, il suo "equilibrio naturale", incarnazione dell'infinita saggezza di Dio o della Natura. Compito del guardiacaccia è di scoprire prontamente e di neutralizzare le trappole piazzate dai bracconieri e impedire l'accesso a cacciatori estranei, non autorizzati, in modo da non mettere a repentaglio la perpetuazione di quell'"equilibrio naturale". I servizi del guardiacaccia si basano sulla convinzione che le cose stanno meglio se non ci si mettono le mani; in epoca premoderna la convinzione di fondo era che il mondo fosse una catena divina dell'essere, in cui ogni creatura aveva il suo giusto posto e la sua funzione, anche se le capacità mentali umane erano troppo limitate per comprendere la saggezza, l'armonia e l'ordine del disegno divino.
Non la pensa così il giardiniere; egli presuppone che nel mondo (o almeno in quella piccola parte del mondo affidata alle sue cure) non ci sarebbe alcun ordine se non fosse per la sua attenzione e i suoi sforzi costanti.
Il giardiniere sa quali tipi di piante devono crescere e quali no nel terreno affidato alle sue cure. Dapprima elabora nella sua testa la disposizione migliore, e poi provvede a trasformare questa immagine in realtà. Impone al terreno il suo progetto precostituito, incoraggiando la crescita dei tipi di piante giusti (per lo più, piante da lui stesso seminate o piantate) ed estirpando e distruggendo tutte le altre, adesso ribattezzate "erbacce", la cui presenza non richiesta e non desiderata, non desiderata perché non richiesta, non si accorda con l'armonia generale del disegno.
Sono i giardinieri i più appassionati ed esperti (si sarebbe tentati di dire professionali) fabbricanti di utopie.
[...]
Sembra logico che in un mondo popolato prevalentemente da cacciatori sia rimasto poco spazio, per non dire nessuno, per elucubrazioni utopistiche, e che pochi sarebbero propensi a prendere sul serio progetti utopistici, se qualcuno li sottoponesse loro. E perciò, anche se si sapesse come fare per rendere migliore il mondo, e si prendesse a cuore il compito di renderlo migliore, il vero scoglio da superare sarebbe individuare qualcuno che dispone di risorse sufficienti e di un'adeguata volontà per fare ciò che va fatto..
Zygmund Bauman, Modus Vivendi, Inferno e Utopia del Mondo Liquido, Economica Laterza, (2006) 2008
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